SHOAH-al-NAKBA
Bandiera antifascista Un sito antifascista



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Signor Presidente dello Stato d'Israele,
le scrivo perché venga tolto dal Memoriale di Yad Vashem il nome di mio nonno, Moshe Brajtberg, gasato a Treblinka nel 1943, come pure quelli degli altri membri della mia famiglia, deportati e morti in diversi campi di sterminio nazisti. La sorte imposta da sessant'anni al popolo arabo di Palestina squalifica ai miei occhi Israele come centro della memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l'umanità. Dunque, la prego, tolga il nome di mio nonno dal santuario dedicato alle crudeltà inflitte agli ebrei affinché non giustifichi più quelle inflitte ai palestinesi.

(Jean-Moïse Braitberg. Questo è un estratto della lettera completa)

Perché "Shoah-al-Nakba.it"?
"Shoah", come lo sterminio nazista degli ebrei d'Europa tra il 1933 e il 1945, figlio della persecuzione razzista antisemita.
"al-Nakba", come l'espulsione di parte dei palestinesi dalla Palestina storica alla nascita dello Stato d'Israele, nel 1948.
L'avvelenamento quotidiano della vita dei palestinesi, al pari dell'antisemitismo, pone oggi l'urgenza di una memoria che guardi al presente, affinché lo schema della persecuzione razzista dell'uomo sull'uomo sia cancellato dal nostro futuro, non potendo essere dimenticato.

Voglio capirci di più: perché la questione palestinese in questo sito?
"L’abilità di Israele è sempre consistita nel far credere al mondo occidentale che chi sostiene i diritti dei palestinesi è responsabile dei massacri hitleriani": così scriveva lo storico e scrittore Jean Genet in un articolo apparso sul quotidiano “La Repubblica” del 9 marzo 1979 (Genet, J. [2002], "Palestinesi", Stampa alternativa, p. 109).
Per non sottostare a questa ingiusta strumentalizzazione dei crimini della Shoah al fine di giustificarne altri compiuti oggi, occorre distinguere il significato storico dell’antisemitismo dalla manipolazione colpevole portata avanti dalla propaganda israeliana, governativa e non.
Occorre chiarire che difendere gli ebrei dalla minaccia storica del razzismo antisemita significa oggi anche proteggere gli ebrei da Israele e dai suoi governi, che hanno riprodotto in Palestina e nei confronti dei civili palestinesi lo schema della persecuzione attraverso il terrore, la colonizzazione, il regime di apartheid, la ghettizzazione e la de-umanizzazione del “nemico”.
L’essere stati vittime di una tragedia di proporzioni enormi non può costituire un alibi che assolva dalle gravissime responsabilità di quanto è compiuto in Palestina oggi; altrimenti è il significato stesso dell’Olocausto, il suo monito universale contro l’orrore dello sterminio pianificato dell’altro, ad essere minacciato.
Confondere con l’antisemitismo la più dura delle condanne ai governi di Israele, che disturbi le dirigenze, è una via che conduce pericolosamente ad un falso storico e al rafforzamento delle politiche di oppressione d’Israele sui palestinesi.

FILMATI

Un estratto del documentario "Fortini/Cani" di Straub e Huillet (1976), nel quale il poeta di origine ebraica Franco Fortini legge il suo "I cani del Sinai" (Quodlibet edizioni).

"All'intenzione di chi, come avessimo bisogno di ricordare, ci raffigura millenni di persecuzione e l'ultima, l'incommensurabile, dirò allora, a costo di andare ai limiti del vero, qual è il senso che non senza angoscia e dubbio alcuni hanno cercato in questi anni di identificare: non in quella storia secolare ma nella recente. Evocare i macelli nazisti equivale a chiederne una chiave, una interpretazione. Occorre appena aggiungere che si rifiutano fin da subito tanto l'interpretazione cristiana (il "segno di elezione") quanto quella umanistico-liberale (il "delirio del totalitarismo").

Quel senso era: di aver riassunto, nella posizione di vittime e in una incredibile concentrazione di tempo e ferocia, tutte le forme di dominio e violenza dell'uomo sull'uomo proprie dell'età moderna; di aver riprodotto ad uso di una sola generazione umana quel che diluito nel tempo, nello spazio, nella abitudine e nella insensibilità, le classi subalterne europee e le popolazioni colonizzate avevano subito come diniego di esistenza e di storia, come alienazione reificazione annichilimento.

Ma ricavare questo senso e una lezione di lotta contro le condizioni estreme a noi note che rendono possibile la distruzione dell'uomo, di cui la strage ebraica è solo un esempio, è stato di pochi. Molti portavoce della cosidetta "cultura" d'Occidente cercavano interpretazioni extrastoriche e metapolitiche e rapidamente giungevano a situare le stragi naziste nell'ordine del "sacro", a considerarle opera del Male In Sé, in sostanza ad accettare, rovesciandone i contenuti, uno dei miti centrali della mistica nazista: la purezza o purificazione attraverso l'olocausto. È stata questa, nell'ordine internazionale una operazione analoga a quella compiuta per interpretare il fascismo. Nell'un caso come nell'altro la posizione sovietica — e comunista — nella misura in cui tendeva alla coesistenza, ossia al democratismo Onu, tendeva anche a perpetuare — d'accordo con i portavoce ideologici occidentali — la versione patetico-propagandistica dell'Orrore e della Bestialità. Naturalmente l'interpretazione classista è stata portata innanzi e in forme ormai canoniche; tuttavia il limite moralistico, con il suo ottimismo di fondo, ha continuato fino a ieri a favorire una "fissazione" del Nazismo in forme mitologiche di cui hanno beneficiato, in sostanza, le forme atipiche di esso, ossia quelle, altrettanto feroci, dell'Imperialismo Moderno".

Il cortometraggio The Kite that Caught a Mountain, diretto da Alexander Gaise-Walker e James Altham: una rappresentazione della macchina israeliana di occupazione e sfruttamento della terra palestinese. Il corto è incentrato sulla pratica di distruzione della terra palestinese.

In "L'aquilone che ha scalato una montagna", un padre e un figlio vengono cacciati dalla propria terra da soldati israeliani armati, che sparano verso l'aquilone del ragazzo. La casa di famiglia è distrutta e la terra squartata. La macchina dell'occupazione, però, si può fermare.

È una realizzazione della Scuola di Architettura della Oxford Brookers University; la colonna sonora è un lavoro di Philip Glass, uno dei più influenti compositori contemporanei.

L'ente è stato attivo in una serie di progetti di ricostruzione nel villaggio cisgiordano di Beit Iksa in coordinamento con il gruppo palestinese di conservazione architettonica Riwaq.


 
©2013. Una realizzazione di Diego Brugnoni. Grafica a cura di Diego Brugnoni e Pietro Gregorini. Shoah-al-Nakba.it è pubblicato con una Licenza Creative Commons.